Italiani in UK, la testimonianza di Monica: “Johnson ha preferito l’economia alle vite umane. Mai così lontani, mai così soli”

johnson borisdi Walter Alberio - "Mai stati così lontani, mai così soli". E' lo stato d'animo di molti italiani che vivono nel Regno Unito, il Paese del Leave dove la battaglia alla pandemia Covid-19 viene condotta con "armi" e provvedimenti (o non provvedimenti) assai diversi da quelli italiani e, adesso, anche da quelli adottati nel resto d'Europa.

Il primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson, è stato netto: "Le famiglie dovranno abituarsi a perdere alcuni loro cari prima del tempo", mentre il resto della popolazione - ipotizzano Johnson e i suoi - svilupperà "l'immunità di gregge", lasciandosi contagiare dal virus. Il controverso piano del primo ministro, secondo quanto emerso in questo ore, prevedrebbe anche un'altra misura: una non meglio precisata quarantena forzata per gli ultra 70enni.

Monica, 29enne reggina, vive e lavora da quattro anni a Nottingham, nella regione delle East Midlands, a 200 e una manciata di chilometri a nord di Londra. Da quasi un anno fa l'educatrice in una nursery, l'equivalente della combinazione asilo nido più scuola materna. E da settimane vive con una consapevolezza del tutto differente rispetto a quella degli inglesi che continuano ad affrontare la quotidianità normalmente, nei luoghi di lavoro come in quelli della socialità. In UK tutto continua a scorrere. Business as usual, nonostante tutto.

"Anche oggi, mentre il resto del mondo rimane a casa, io esco" racconta al Dispaccio.it. "Prendo un tram super affollato, tutti senza mascherina, e vado al lavoro dove sto a contatto con bambini e adulti per il resto della giornata".

La decisione di sospendere le attività è stata presa solamente da singole federazioni o istituzioni. Ergo, scuole e pub aperti, assembramenti leciti, e nessuna regola tassativa per prevenire il contagio. Anzi, solo una indicazione dal luogo di lavoro: "L'unica avvertenza che ci è stata data dall'amministrazione è quella di lavarci le mani per 20 secondi", magari cantando "happy birthday" come suggeriscono in molti. Boris (non Johnson), il personaggio di Woody Allen in Whatever Works (Basta che funzioni) faceva così. "Non lo sai che bisogna cantare 'Tanti auguri' due volte per eliminare i germi?" spiegava Boris Yellnikoff, dopo aver canticchiato la canzoncina piegato sul lavandino. Scapperebbe un sorriso, se la situazione non fosse seria.

"No, non sto scherzando" aggiunge amaramente Monica. "Qui hanno deciso che loro sono diversi dal resto del mondo e non fermeranno tutto, infatti non si preoccupano nemmeno di fare i tamponi e, se hai la febbre, puoi decidere di stare a casa per 7 giorni, ma senza chiamare il medico, ché di scomodare il NHS (ndr, National Health Service, il servizio sanitario nazionale del Regno Unito,) non se ne parla nemmeno".

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Johnson, la Regina e il "prezzo da pagare". "Leggo i giornali italiani e inglesi ogni giorno e ho sempre più paura. Paura perché qui tutti fanno finta che il problema non esista. Paura - spiega Monica - perché la politica di Johnson è quella di fare contagiare il 60% della popolazione e vedere quanti sopravvivono. Paura perché non si può mantenere nessuna distanza sui mezzi e da nessun'altra parte. Paura perché questo paese ha scelto l'economia, i soldi, alle vite umane".

In un contesto del genere, diventa arduo quindi far comprendere la gravità della situazione, evidenziando che non si tratta di "una semplice influenza", ma di un nemico altamente contagioso e virulento che potrebbe portare al sovraffollamento negli ospedali, con conseguenze drammatiche per la vita delle persone. "Quando cerco di spiegare ai miei colleghi la situazione italiana quasi mi deridono – racconta l'educatrice reggina - e la loro unica preoccupazione è quella di dover rinunciare al pub. Oppure mi sento dire che tanto colpisce solo gli anziani. Come se forse gli anziani non fossero essere umani?".

Intanto, la Regina ha lasciato Buckingham Palace. Elisabetta e il marito Filippo si sono trasferiti nella tenuta di Winsdor, più tranquilla e meno affollata, per evitare ogni tipo di contatto con le migliaia di dipendenti della residenza. E gli eventi pubblici sono stati cancellati "come se volessero deridere questo popolo e prenderci in giro ancora di più".

Il paradosso di una paura a metà (e usata male): luoghi pubblici aperti e scaffali vuoti. Ad 'accomunare' Italia e Gran Bretagna, alcuni episodi di inutile assalto ai supermarket, ma con un paradosso in più per gli abitanti d'oltremanica: "In molti nei giorni scorsi hanno preso d'assalto i supermercati e adesso tutti gli scaffali sono vuoti e sinceramente non me ne capacito, visto che non c'è nessun divieto, nessun restringimento sociale. Sembra una barzelletta – continua Monica - perché vanno in massa ovunque, però si sono comprati la pasta e gli altri prodotti a lunga scadenza come se fossimo in quarantena o come se Johnson avesse intenzione di fermare qualcosa".

Empatia e distanze al tempo del Coronavirus. "Io sono sempre più sconvolta perché vedo il mio paese natio combattere con tutte le forze per bloccare l'epidemia, guardo i video del presidente Conte e degli italiani affacciati ai balconi a cantare e mi emoziono, piango e mi sento orgogliosa e amareggiata allo stesso tempo. Quando chiacchiero con qualcuno mi sento dire che forse noi italiani stiamo esagerando, che c'è troppo allarmismo e che è solo un raffreddore. Le mie colleghe parlano di andare a berci una birra e io vorrei mettermi le mani in faccia, ma non posso... perché, al contrario loro, io sto davvero cercando di fare del mio meglio per prevenire il contagio. Io e mio marito usciamo solo per lavorare e fare la spesa.

Sabato sera ho fatto la pizza in casa, così come tanti italiani chiusi in casa.

Prima d'ora - conclude - non c'eravamo mai sentiti così lontani, così soli".