A Villa San Giovanni un giorno di ordinaria follia. Mentre il Governo dorme...

villa san giovanni traghettidi Pasquale Romano - Quando la vergogna è pari soltanto all'imbarazzo. Ci sono numerosi colpevoli dietro la sceneggiatura di un film raccapricciante, andato in scena a Villa San Giovanni il 24 marzo del 2020. Primi 'ciak' nella notte tra il 23 e il 24: attore protagonista il sindaco di Messina Cateno De Luca, smanioso di ritagliarsi tutto per sè il quarto d'ora di celebrità coniato dal visionario Andy Warhol.

"Di qui, non si passa". De Luca si sostituisce alla Caronte e perfino a Caronte, nella mitologia greca colui che traghettava le anime nel Regno dei morti. Evidentemente benevolo, il sindaco di Messina si è limitato al Purgatorio quale isola dove 'parcheggiare' più di 200 persone, anziani, donne e bambini compresi.

Persone che non si sarebbero dovute trovare al porto di Villa San Giovanni, doveroso sottolinearlo, secondo quanto previsto dai decreti ministeriali. Prima delle leggi però esistono le persone, e attorno alle persone esistono le leggi. Nessun decreto, nemmeno nelle peggiori dittature, prevede che in caso di trasgressione si debba rimanere per più di 24 ore in strada, al freddo, senza un tetto sopra la testa e un pasto caldo.

Come se non bastasse, ed è paradossale sia quasi diventato l'ultimo dei problemi, si è creato un mega assembramento durato diverse ore al porto di Villa San Giovanni. Una 'Woodstock del Coronavirus', con quest'ultimo a ringraziare sentitamente per il gentile omaggio.

Il classico e mai tramontato rimpallo delle responsabilità tra le istituzioni è proseguito per diverse ore: tv e social network il ring virtuale nel quale prendersi a pugni, mentre Villa San Giovanni diventava suo malgrado la capitale della vergogna. La Calabria infatti, è nell'evidenza del fatti, ha avuto come unica colpa quella di trovarsi fisicamente tra l'incapacità del Governo e la Sicilia.

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Per tutto il pomeriggio e la serata di ieri si è assistito ad un 'Giochi senza frontiere' formato ridotto. Jole Santelli, Giuseppe Falcomatà e Maria Grazia Richichi (sindaco facente funzioni di Villa San Giovanni) da un lato, Cateno De Luca e Nello Musumeci dall'altro. Più di 200 persone nel mezzo, in balia del sonno che aveva avviluppato le istituzioni centrali.

Solo nella tarda serata è arrivato il primo sussulto, con la risoluzione di mezzo problema. Le prime 150 persone (ovvia precedenza a donne e bambini) sono state imbarcate per la Sicilia dal porto di Reggio Calabria, "situazione che si è sbloccata grazie all'intervento dei Ministri Lamorgese, De Micheli, Boccia e del Presidente dell'Anci Decaro. Trovo sinceramente vergognoso che ancora rimangano 80 persone in Calabria perchè chi di dovere non è capace di assumersi la responsabilità di decidere", il comprensibile sfogo del sindaco Falcomatà.

Una volta compreso (il suo) errore infatti, il Governo avrebbe dovuto rimediare. Subito, e con chiarezza. Comunicando in tempi rapidi quale sarebbe dovuto essere il destino delle 230 persone tristemente ormeggiate sulla sponda calabrese dello Stretto. Persone da multare, da mettere in quarantena, ma alle quali restituire immediatamente la dignità tolta.

Cosi invece non è Stato. In tutti i sensi...