Giovani dimenticati: sognare l’avvocatura ai tempi del Covid

avvocato togaRiceviamo e pubblichiamo*

Tutti conosciamo il valore delle generazioni future. Tuttavia, in Italia, un po' troppo spesso si tende a dimenticare l'importanza dei giovani per il benessere del Paese. Non vorrei scadere nel più becero dei luoghi comuni, ma in questi mesi di emergenza sanitaria globale il nostro Paese sta perpetrando un grave danno nei confronti di una buona fetta di giovani italiani.
Faccio parte di quei tanti ragazzi che dopo anni di sacrifici, studi, esami ed una laurea in Giurisprudenza, ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo del lavoro: siamo praticanti avvocati, la nostra è una fase di formazione ma, al contempo, un lavoro non retribuito. Siamo giovani le cui esigenze e le cui voci, quotidianamente, rimangono inascoltate. Tuttavia, l'eccezionalità della situazione che stiamo vivendo ci lascia sprofondare, lentamente ed inesorabilmente, in un baratro di incertezze ancora più profondo di quello in cui ci avevano costretti a crescere (ahinoi!).

Per chi non ne fosse a conoscenza, in Italia, per diventare Avvocato è necessario, dopo il conseguimento della laurea in Giurisprudenza, sostenere un esame di Stato composto da tre prove scritte, da svolgere in tre giorni consecutivi nella Corte d'Appello di appartenenza, e da una prova orale. Un esame che, a dir la verità, i più definiscono barocco, ma intanto così è.

Sarebbe stato naturale immaginare una rivisitazione delle modalità di esame, in virtù dell'emergenza sanitaria da Coronavirus, ma così non è stato. Di conseguenza, lo scotto da pagare a causa di questa non-scelta ricadrà unicamente sui più deboli, sugli ultimi della catena, sugli speranzosi giovani aspiranti avvocato. L'iter, già abbastanza lungo di per sé, con l'emergenza ha subito uno stop: ad oggi (maggio 2020) alcune Corti d'Appello non hanno terminato le prove orali dell'anno 2018; molti colleghi che hanno già sostenuto l'esame nelle sessioni precedenti, non sapendo di che morte morire, sono costretti ad iscriversi alla sessione d'esame 2020.

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Già, dicembre 2020. La sessione in cui, in tutta Italia, per tre giorni consecutivi, un numero di praticanti (i più prudenti stimano almeno doppio alla media degli anni precedenti) si ritroverà chiuso nelle aulette di scuola, per 6 ore, con mascherine, guanti e codici per sostenere le tre fatidiche prove scritte. A dicembre. Nonostante sia una data ben lontana da quella stimata dagli esperti per debellare la malattia. Nonostante tutti, in ogni dove ed in tutte le salse, ci ricordano di evitare gli assembramenti! È indegno.
Tuttavia, la situazione appare ancor più indecorosa, soprattutto, se si considera la palese discriminazione perpetrata nei confronti di noi praticanti avvocati rispetto a moli altri aspiranti professionisti. Con determinazione del 3 maggio, infatti, il Ministro dell'Università e della ricerca ha riadattato le modalità di accesso alla professione per molte categorie: per la prossima sessione d'esame del 2020, gli aspiranti dottori commercialisti, esperti contabili e revisori legali, agronomi e dottori forestali, agrotecnici, architetti, assistenti sociali, attuari, biologi, chimici, geologi, geometri, ingegneri, periti agrari, periti industriali, psicologi, odontoiatri, farmacisti, veterinari, tecnologi alimentari, potranno sostenere l'esame abilitante con una prova orale, in modalità telematica. Si tratta di una misura dovuta alla luce delle circostanze, ben pensata, anche, se non fosse per la ingiustificata dimenticanza dei praticanti avvocato.

Sono state numerose le proposte avanzate, gli emendamenti previsti e bocciati. E noi siamo stanchi di subire le decisioni che frustrano le nostre aspirazioni e che ci costringono a scegliere tra la nostra salute e la nostra carriera. Restiamo in attesa di conoscere l'esito dell'emendamento al ddl Scuola proposto dalla Sen. Lonardo che abiliterebbe tutti i candidati che hanno superato la prova scritta sostenuta nella sessione 2018 e che attendono di svolgere la prova orale, tutti i candidati che hanno sostenuto gli scritti nell'anno 2019 con le modalità come pubblicato al bando di esame di abilitazione all'esercizio della professione forense, nonché tutti i praticanti avvocato che al 30/11/2020 hanno ultimato la pratica e che l'abbiano iniziata nei 24 mesi precedenti.

Vorrei fare, dal mio piccolo, un accorato appello a chi di dovere e competenza: non considerateci pedine sacrificabili. Non fateci pagare le conseguenze gravose delle vostre scelte più che opinabili, altrimenti, quando conterete i cervelli italiani all'estero, saremo costretti a ricordarvi che la loro fuga sarà colpa solo ed esclusivamente vostra. Fa male la mancata considerazione di tanti giovani italiani; fa male il silenzio degli ordini che dovrebbero un po' rappresentarci; fa male quando i grandi ci puntano il dito perché non sappiamo farci sentire, ma in realtà siete voi che non ci volete ascoltare.

*Un gruppo di Avvocati praticanti dell'Ordine di Reggio Calabria